Il primo colloquio conoscitivo presso il mio studio pedagogico si svolge, quasi sempre, secondo una sorta di rituale che segue le stesse modalità.
La persona seduta davanti a me mi guarda, io ricambio lo sguardo, e lei scuote la testa.
“Cosa vuoi dirmi?”, chiedo. “Niente, solo che è inutile, non ce la faccio a studiare, sto pensando di rinunciare”. “Ti arrendi così presto?” rispondo io. “E’ tanto che ci provo! Come così presto?”, replica la persona sgranando gli occhi. “Certo, è tanto che ci provi ma non lo fai in modo efficace” ribatto io, “iniziamo da zero, ora e cerchiamo di riprovare insieme”. Ecco che riesco a catturare il suo sguardo che si fa più attento e più diretto. L’ho, come si dice in gergo tecnico, “ingaggiata”.
Prima di arrivare al metodo di studio vero e proprio, comprensivo di strategie didattiche e tecniche mnemoniche, chiedo, in modo diretto: “Perché studi? Che motivo hai?”. Solitamente le risposte più immediata sono: “perché voglio diplomarmi/prendere la licenza media per poter finire di studiare” oppure “perché sennò i miei rompono le scatole”.
Se li invito a riflettere sul fatto che le risposte non coinvolgano mai loro stessi ma, piuttosto, qualcun altro che vuole che si studi, si accende la prima lampadina.
Ebbene la motivazione è un fondamentale fattore dinamico del comportamento umano che rende attivi in vista del conseguimento di una mèta. Può essere cosciente o inconscia ma, in ogni caso, ha sempre a che fare con l’interezza della persona, sia da un punto di vista affettivo che cognitivo. Si può presentare come transitoria oppure permanente e può avere un profilo più personale oppure più sociale.
Il riconoscimento della meta è essenziale nel costituirsi della motivazione. Il fine, infatti, dà unità all’azione, la attiva e la sostiene anche nella sua manifestazione.
Più essa è intrinseca, ovvero radicata nel soggetto agente, più offre garanzie di permanenza, rispetto alla estrinseca che viene dall’esterno.
La motivazione è strategica nell’apprendimento scolastico come in ogni altro tipo di apprendimento.
Il fatto che apprendere sia impegnativo richiede che ci sia motivazione per intraprendere e sostenere lo sforzo della conoscenza, il cui risultato non è solo l’incremento di ciò che si sa, ma anche della stima di sé.
La capacità di riconoscere la propria motivazione è alla base della riuscita di un fine, qualunque esso sia.