Raccolgo diverse richieste di consulenza sull’argomento “gestione dei figli”, come, ad esempio, problemi di sonno e cibo, problemi scolastici, semplici “capricci” per i più svariati motivi.
I genitori moderni sono disorientati e smarriti, con una grande paura di sbagliare e causare ai propri figli dei danni irreversibili, figli che ormai sono sempre più problematici e cervellotici, sempre meno capaci di vivere con la leggerezza che dovrebbe contraddistinguere la loro crescita, a causa della convinzione degli adulti che si debba essere efficienti e bravi in tutto, dalla casa al lavoro, in piena sindrome del supereroe.
Partendo dal presupposto che i bambini sono esseri umani dotati della propria personalità e che è giusto che vengano ascoltati, rispettati e che abbiano modo di esplorare e conoscere, rimane, comunque, il fatto che il genitore debba assicurarsi che i figli abbiano dei limiti. Tali limiti vanno fissati con risolutezza, spiegandone le motivazioni, ma sempre con risolutezza nonostante il rifiuto e le proteste dei figli ma attese e limiti devono essere adeguati al grado di sviluppo dei bambini, quindi non si potrà pretendere, ad esempio, che stiano tranquilli per due ore durante una riunione in smart working dei genitori o di giocare da solo.
I bambini hanno bisogno di rassicurazioni e di approvazione per poter diventare indipendenti, altrimenti la troppa protezione rischia di farli diventare insicuri ed incapaci di gestire le proprie emozioni in un modo che non sia distruttivo. E’ovvio che tali limiti, pur essendo un bene per i figli, non sono accettati con gratitudine (es. il mandarli a letto presto) e possono far scaturire comportamenti di sfida (linguacce, rispostacce, ecc..).
Tali comportamenti, specialmente perpetrati dai propri figli e finalizzati a fare più male possibile (loro capiscono dove colpire ed affondare), fanno male al genitore ma le regole vanno stabilite e devono essere portate avanti in modo coerente da entrambi i genitori. La coerenza e il sostegno sono particolarmente importanti per aiutare il bambino ad affrontare la paura dell’ignoto in quanto, paradossalmente, proprio quelle regole che tanto detestano, sono quelle che forniscono loro dei confini che, paradossalmente, infondono loro sicurezza, specialmente in adolescenza. Certo, non è sempre facile essere coerenti; i bambini vogliono continuamente verificare i limiti, tentando di aggirare le regole ed è per questo che si deve fare fronte comune e perseverare, anche se può sembrare difficile tenere il punto su una decisione impopolare.
I bambini più grandi capiscono esattamente il significato della parola, ma tendono a mettere alla prova i limiti stabiliti e spesso dicono automaticamente “no” indipendentemente dal tipo di richiesta. In questo stadio i bambini dicono “no” anche alle offerte più allettanti di gelati o caramelle, solo per una “questione di principio”.
In questo caso di aiuto è fornire una forma di castigo, ovviamente ben lontana dal chiuderli in uno stanzino buio per ore, che segua sempre ad un comportamento inaccettabile (disubbidienza, manifestazioni aggressive come pugni e calci, urla irrefrenabili, pernacchie e linguacce). Tale restrizione (non amo la parola “castigo” in quanto non la ritengo educativa ma repressiva), che va motivata con calma dal genitore, potrebbe andare dal sospendergli il gioco preferito fino a che non cambia atteggiamento, al lasciarlo riflettere in un punto della casa, il cui punto esatto e la cui durata possono essere stabiliti magari insieme precedentemente, in modo che il bambino sappia che quel posto è il posto per riflettere sulle proprie azioni e non un punto di espiazione di una punizione. Una volta terminata la restrizione l’episodio va allontanato e non è bene tornarci sopra ma piuttosto vedere cosa il bambino ha compreso di quanto accaduto.
Se i genitori comprendessero che esistono dei limiti necessari al fine di uno sviluppo armonico della personalità infantile e per evitare una tipologia di ego autocentrato e onnipotente, non si sentirebbero tanto in colpa nel dirli. Indubbiamente per ogni età esistono degli snodi specifici che, se superati, possono avviare un cambiamento positivo nello sviluppo della personalità, il cui mancato riconoscimento potrebbe innescare dinamiche legate all’idea di essere onnipotenti, con conseguenze di cui la cronaca è, tristemente, piena.