Per gli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado, come dicono quelli bravi, cioè le medie, è arrivato il momento di scegliere quale indirizzo intraprendere nell’ambito della scuola secondaria di secondo grado…le superiori insomma.

Da diversi anni vanno di moda i famosi test di orientamento che vengono somministrati agli studenti per conoscerne le attitudini. Io stessa, su richiesta di scuole presso cui facevo consulenze, ne ho somministrati ma, a mio avviso, non hanno tutta questa valenza che si vuole loro attribuire.

Mi spiego meglio…tutti i test, per loro natura, sono asettici, sono un coacervo di domande a risposta chiusa che non tiene conto di un aspetto fondamentale ovvero l’aspetto emotivo. Vi pare poco? Teniamo presente che nella fascia d’età in cui vengono proposti, tale aspetto la fa da padrone quasi in ogni aspetto della propria vita. Avrebbe, allora, più senso, ampliare questi test con colloqui individuali, in cui trattare anche questo ulteriore aspetto.

Facciamo l’esempio di una parte di test di orientamento a crocette:
1. In quali materie vai meglio? Letterarie, scientifiche, tecniche
2. Quali materie ti appassionano di più? Matematica, disegno, italiano
3. Quanto tempo dedichi in media allo studio pomeridiano? Quello necessario a prepararmi meglio, il minimo indispensabile, 3-4 ore
4. Come pensi di scegliere la scuola in cui iscriverti? Una che mi prepari all’università, una che mi faccia trovare subito lavoro, una che mi offra più possibilità di scuola e lavoro.

In particolare nell’ultima domanda quanto può essere limitante, secondo voi, basare una scelta così importante su 3 items così stringati?

Odio usare questa frase ma, ai miei tempi, e non parlo, poi, di secoli, erano i professori a creare, verso la fine dell’anno, dei momenti in cui parlare del nostro futuro. Ci spiegavano chiaramente che si doveva scegliere il proprio percorso di studi non per fare contenti i genitori, non perché ci fossero amici, ma solo ed unicamente sulla base di cosa fare da grande, tenendo ben presenti le materie ad ognuno più consone.

Lo facevano le persone che ci erano più vicine, che ci avevano seguito nel triennio di studi, che ci conoscevano meglio, non solo da un punto di vista didattico ma anche emotivo, personale.
Ogni studente sa che in quale materia va meglio, quella in cui fatica meno, quella che gli interessa di più o quella che lo porterà a svolgere il lavoro dei propri sogni, almeno provarci.

Lascio rispondere voi a questa domanda…come spunto di riflessione.