Diverse persone, leggendo il mio blog, mi hanno chiesto il motivo per cui abbia scelto come caratteristica pedagogica il binomio Metodo e Creatività e, soprattutto, come i due termini, apparentemente contraddittori, potessero integrarsi e favorire il successo di un intervento pedagogico.
Gli interventi pedagogici che favoriscono un’educazione alla creatività sono funzionali ed applicabili a diverse tipologie di alunni, sia quelli abituati al modello logico-deduttivo che tende a frenare la creatività, sia in alunni che mostrano di avere una predisposizione per il pensiero divergente.
E’ sotto gli occhi di tutti la difficoltà che hanno i ragazzi, studenti ed alunni di tutte le età, a mantenere alto il livello di concentrazione ascoltando la spiegazione di un docente in classe durante una lezione di tipo frontale. Ciò accade perché la nuova generazione, quella dei cosiddetti nativi digitali o millenials, ha bisogno di apprendere in modo diverso, più accattivante e, soprattutto, più efficace rispetto alle loro caratteristiche sociali.
Un metodo creativo, di studio e di lavoro, può venire incontro alla duplice necessità di una persona di essere in grado di organizzare lo studio “tradizionale” ma anche di essere in grado di farlo in modo alternativo, creativo e seguendo le proprie attitudini.
Il mio lavoro pedagogico, così esclusivo e personale, consiste proprio nel creare, insieme all’alunno/studente, un metodo di studio che gli appartenga, in cui si riconosce, al pari di un sarto che cuce un vestito su misura per la persona che glielo chiede, facendolo calzare a pennello sulla sua figura.
Una logica ed uno schema ordinato di lavoro e di apprendimento sono indispensabili per la realizzazione e l’ideazione di attività creative: a questo si può arrivare con la disciplina e l’apertura mentale verso le novità e le trasformazioni del nostro contesto sociale e culturale. Le persone che si rivolgono a me acquisiscono e/o migliorano la propria capacità di liberare il pensiero da sovrastrutture per permettere alla mente di sondare le proprie potenzialità cognitive e sperimentare i concetti appresi riorganizzandoli in forme nuove e spontanee.
La creatività, inoltre, non può prescindere dalle emozioni che, di qualsiasi tipo siano, connotano tutto l’agire umano e, quasi sempre, trovano un canale espressivo adeguato proprio nella creatività.
In tal senso propongo, spessissimo, alle scuole dei percorsi di educazione all’affettività, percorsi particolari e, appunto, creativi, in cui non manca la componente ludica, perché ritengo che un bambino debba essere aiutato a riconoscere le proprie emozioni, ad esprimerle, a gestirle per non essere sopraffatti da esse né tantomeno da rifiutarle e vivere una vita “emotivamente sterile”.
La stessa metodologia la applico nella formazione rivolta agli adulti, anche attraverso l’uso del gioco, non solo di ruolo, ma anche mentale: prendere le proprie idee, giocarci, mettendole in dubbio, creare combinazioni tra loro, sono occasioni per rendere il pensiero più flessibile e duttile. Inoltre è interessante vedere come i discenti inizino a non prendersi più troppo sul serio, anche rispetto ai loro ruoli all’interno dell’azienda, acquisendo quella flessibilità mentale che predispone la propria mente a liberarsi dagli schemi prefissati e a guardare le cose da diverse angolature.
Per capire meglio il mio lavoro vi invito a leggere il mio blog Pedagogiamo (https://pedagogiamo.it) e la mia pagina FB Pedagogiamo.
Sono perfettamente d’accordo con quanto scrivi e trovo moltissime similitudini tra il tuo approccio e quello che utilizzo io nel mio lavoro di docente e imprenditore.
Metodo e creatività si completano e rafforzano a vicenda. D’altronde non c’è nulla di più inutile di un metodo senza idee o di una creatività priva di concretezza!
Ti ringrazio moltissimo per aver condiviso questa tua riflessione così importante nel lavoro degli specialisti della formazione nel mio blog.
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