In questo articolo mi occupo di disgrafia, ovvero di una condizione caratterizzata da una marcata difficoltà nell’esecuzione dell’attività di scrivere, in presenza di un quoziente intellettivo nella norma ed in assenza di deficit sensoriali o cognitivi, che rientra nella tipologia dei disturbi specifici dell’apprendimento o DSA, e del mio intervento pedagogico.

Un bambino disgrafico può essere individuato attraverso alcune caratteristiche:

  • scorretta impugnatura di matita/penna;
  • difficoltà a rispettare la grandezza delle lettere;
  • tratto eccessivamente marcato o eccessivamente leggero;
  • scarsa o nulla organizzazione nella gestione dello spazio del foglio su cui scrivere;
  • difficoltà nell’esecuzione di figure geometriche.

Il bambino disgrafico necessita di un lavoro pedagogico specialistico che accompagni le attività svolte in classe, in modo che l’apprendimento venga potenziato da un duplice intervento.

Di seguito sintetizzo in punti fondamentali, ma veramente in modo estremamente riduttivo, il lavoro che svolgo come pedagogista con un bambino con DSA.

Fin da subito faccio in modo di instaurare un rapporto positivo con il bambino partendo dal presupposto che nel mio studio è bandita la parola disturbo che andrà sostituita con la parola difficoltà, perché le difficoltà si affrontano e si impara a gestirle se non si può del tutto risolverle mentre il disturbo è foriero di sentimenti negativi; inoltre è bandito il termine fretta, che sostituirò tassativamente con il termine calma.

Il primo colloquio mi è necessario per individuare, sulla base degli ambiti di competenza, potenzialità e difficoltà, tempi di attenzione e, soprattutto, mi fa accertare del tipo di livello motivazionale del bambino a migliorare il suo apprendimento per poter vivere il tempo da trascorrere in classe in modo non stressante: in tal modo posso creare un metodo di studio ad hoc, come da mia prassi professionale, che tenga conto della personalità del bambino; nello stesso tempo gli illustro chiaramente il lavoro che andremo a svolgere insieme e gli obiettivi che, man mano, intendo raggiungere per coinvolgerlo attivamente.

Sulla base di un determinato obiettivo espongo al bambino varie attività e lo coinvolgo nella scelta di quella che preferisce svolgere sulla base di come si sente, a livello emotivo, in quel particolare momento.

Con il passare del tempo e con l’acquisizione di maggiore sicurezza, andrò a proporre attività gradualmente più complesse pur tornando, saltuariamente, su quelle precedenti in quanto le acquisizioni di un bambino con disgrafia procedono con lentezza e va sempre sollecitato e motivato attraverso la gratificazione di non riuscire, magari, a svolgere una determinata attività nuova, ma di essere certo di saperne svolgere bene una precedente (rinforzo).

Il mio metodo pedagogico parte dal concetto di ripetitività nella sequenza di esercizi – gioco specifici che migliorino non solo la motricità fine, per migliorare la coordinazione della mano, ma anche quella globale, per una buona gestione dello spazio, attraverso l’educazione alla psicomotricità.

Questo lavoro di educazione alla psicomotricità mi serve per incrementare le competenze di base che riguardano:

  • percezione e successiva organizzazione dello spazio e del tempo
  • lateralità
  • coordinazione visuo-motoria e oculo-manuale
  • equilibrio e coordinazione
  • conoscenza e rappresentazione del Sé corporeo

Relativamente alla parte della scrittura parto da esercizi creativi, tipo specifiche cornicette, utilizzo della pasta di sale, per poi arrivare all’impostazione di singoli grafemi, alle sequenze di singoli grafemi, alla scrittura di parole suddivise in sillabe, alla scrittura di frasi sempre più complesse, alla scrittura ortografica in corsivo, minuscolo e maiuscolo. La lettura non deve mai mancare!

Il bambino può avvalersi di quaderni colorati, penne colorate, matite colorate per mettere in evidenza ciò che deve memorizzare ed estrapolarlo dal contesto di parole.

In merito alla preziosa collaborazione con la scuola mi rendo disponibile, prima delle specifiche giornate operative istituzionali, ad incontri con gli insegnanti per coordinare le reciproche attività, alla stesura di materiali da utilizzare in classe, ma, specialmente, mi accerto che la scuola si avvalga degli strumenti compensativi e dispensativi, previsti dalla L.170/2010, tra cui l’allungamento dei tempi di consegna nelle verifiche scritte e la programmazione delle interrogazioni orali.