Sono sempre stata favorevole, laddove possibile, a far frequentare ai bambini l’asilo nido, non solo quando svariate esigenze impegnino le mamme tanto da dover necessariamente affidare il piccolo alle educatrici, ma proprio per scelta educativa in quanto l’asilo nido contribuisce allo sviluppo del bambino nella sua interezza psico-fisica e socio-affettiva favorendo le fasi evolutive e rendendo possibile una sicura e rapida evoluzione dell’iter formativo di ogni bambino.
L’asilo nido non è altro che il proseguio dell’ambiente familiare, una sorta di secondo nido, dopo quello familiare, dove si instaurano i primi rapporti socializzanti con il gruppo dei pari e con nuovi adulti di riferimento, cioè le educatrici: è il punto di partenza di un lungo percorso di crescita non solo cronologica ma anche intellettiva.
Il Nido è il posto dove si vive, si gioca e si lavora, in cui le educatrici devono essere brave a suscitare interesse e piacere nei bambini in modo che possano trascorrere il loro tempo in ambiente stimolante e positivo.
Sicuramente il distacco dalle braccia materne può rappresentare un primo trauma per un bambino così piccolo e, per questo, l’obiettivo dei primissimi tempi deve essere quello del maternage, in tutte le sue varie manifestazioni, espressioni e forme, prediligendo quelle tattili a quelle verbali.
Alle educatrici del nido è richiesto non solo il saper creare un luogo educativo ed affettivo ma è richiesta, inoltre, una grande professionalità ed attenzione nell’accompagnare anche i genitori durante l’inserimento, attivando un canale diretto con loro.
Tale canale deve comprendere lo scambio di informazioni e di chiare comunicazioni, di rispetto delle reciproche figure genitore-educatore, di fiducia, di comprensione del modo d’essere reciproco. L’educatrice deve saper interpretare i linguaggi non verbali dei genitori, cogliere i loro atteggiamenti per attivare forme di interazione ottimali.
Aggiungo un breve “memo” alle educatrici perché lo attuino e ai genitori perché facciano attenzione a che ciò accada, ovvero che anche se nei nostri ricordi di adulti è rarissimo ricordare sensazioni legate alla primissima infanzia è importante tenere a mente che questo periodo è la matrice di positività e difficoltà future.