Nella formazione che potremmo definire “tradizionale” l’aula rimane, per il formatore, il luogo ideale in cui esprimere la propria professionalità.
In questo perimetro ben delineato il formatore riesce a riunire e a guidare un gruppo di discenti, in un contesto codificato in cui il numero dei partecipanti alla sessione formativa, la suddivisione di gruppi di lavoro, esercitazioni siano già stabiliti a priori a livello di tempistica e di sequenza.
Negli ultimi anni l’aula, intesa come luogo fisico circoscritto, ha perso parte della sua “sacralità”: il percorso formativo, infatti, può svolgersi anche al di fuori dell’aula, dando luogo ad una formazione outdoor, webinar, che si svolge attraverso la pianificazione di aule virtuali, ovvero spazi non fisici in cui erogare formazione.
Nella mia esperienza di formatrice ho avuto la possibilità di cimentarmi anche nella formazione in un contesto di aula virtuale, attraverso l’utilizzo di piattaforme digitali dedicate e di una pianificazione della formazione differente da quella di un’aula fisica.
Il mio modo, quindi, di programmare e pianificare un percorso formativo si è dovuto modificare: l’approccio didattico in questo tipo di formazione non può essere più “frontale”, tipico delle aule fisiche, in cui, solitamente, è solo il docente che si interfaccia ai corsisti pur coinvolgendoli in attività interattive, ma è diventato più un approccio di guida nella creazione e gestione di ambienti di training e di gruppi di lavoro in cui è necessario mediare la comunicazione ed i processi di socializzazione tra corsisti. Una formazione di tipo virtuale deve basarsi poco sulla parte teorica, anche se è possibile rendere disponibile il materiale del corso, e molto sulla parte pratica, intesa come giochi (gamification) e/o esercizi pratici da sottoporre ai discenti. Relativamente al mio modo di fare docenza ho, comunque, sempre mantenuto il ruolo tradizionale a fronte di argomenti specialistici di mia competenza.
La difficoltà maggiore, in una formazione di questo tipo, è quella di mantenere alta la soglia di attenzione dei partecipanti non avendo la possibilità di averli tutti davanti e poter cogliere i loro atteggiamenti verbali e non verbali che sono lo strumento più prezioso per un formatore perché la propria sessione formativa sia efficace. Nell’aula tradizionale è innegabile, anche per pudore, che i partecipanti tendano a rimanere più concentrati e, da parte del formatore, è più facile verificare in tempo reale se c’è un calo di attenzione e correggere il tiro proponendo contenuti più appetibili o creando momenti di interazione.
In sintesi alcuni metodi che portano i partecipanti lontano dallo spazio dell’aula fisica possono essere utili a patto che il formatore abbia una programmazione appetibile e sia in grado, a livello tecnologico, di lavorare su un piano analogico, e, quindi, di riportare il “qui e adesso” del momento ludico al “là e allora” del contesto lavorativo. In assenza del suddetto passaggio si rischia di perdere il senso della formazione che si vuole erogare nonché la caduta nel ridicolo e nella confusione più totale che farebbe perdere efficacia al percorso formativo.