Quante volte abbiamo detto, o sentito dire, “La matematica è una materia che detesto, non la capisco proprio, mi mette un’ansia!” oppure “La storia mi annoia a morte, non riesco a studiarla”?
Si tratta di tipiche affermazioni di studenti alle prese con le difficoltà di studio in determinate discipline.
In passato tali difficoltà venivano attribuite principalmente a fattori di carattere cognitivo ma studi più recenti hanno messo in evidenza il legame con aspetti motivazionali e affettivi.
Le reazioni emotive, come ansia, rabbia e bassa autostima, possono inficiare notevolmente sull’apprendimento rendendolo più difficoltoso se non, addirittura, ostacolarlo.
L’autostima è un fattore che incide in modo significativo sul successo scolastico. Questo termine, che deriva dal verbo latino “aestimare”, cioè valutare, indica la considerazione che un individuo ripone verso sé stesso.
Tale valutazione, che varia da individuo a individuo, può essere più o meno elevata: il suo livello è strettamente legato alla rappresentazione che ciascun individuo ha delle proprie qualità e capacità effettive: la distanza tra il sé percepito e il sé ideale.
Quanto più in un individuo aumenta lo scarto tra il sé percepito e il modello che vorrebbe raggiungere, tanto più diminuisce in lui la considerazione delle risorse e abilità personali e, congiuntamente, si abbassa il livello di autostima.
La stima di sé riguarda gli aspetti più profondi della personalità, poiché definisce gli atteggiamenti con cui si pone in relazione al mondo e agli altri.
Un basso livello di autostima può portare a evitare le prove per il timore di fallire, a porsi obiettivi minimi, a prefiggersi mete impossibili per giustificare più facilmente un eventuale insuccesso. Un livello di autostima eccessivamente elevato, al contrario, può portare a sottovalutare le difficoltà da affrontare e a non considerare la possibilità di fallire. Un buon livello di autostima favorisce il conseguimento di risultati positivi e aumenta la capacità di reagire in maniera efficace agli insuccessi. Sapersi amare e perdonare per i fallimenti, essere convinti di avere capacità o di poterle apprendere e aver fiducia nell’efficacia del proprio agire in vista di una buona riuscita, sono fattori che aiutano a raggiungere obiettivi sempre più alti.
Le aree della vita in cui è implicata l’autostima sono: area familiare, area sociale, aspetto fisico e area scolastica. L’autostima globale prende forma dal modo di valutarsi nell’insieme di questi ambiti. Molto spesso accade, però, che uno di questi aspetti, per influenza dei genitori, dell’ambiente sociale o per caratteristiche individuali ed esperienze personali, sia più rafforzato rispetto agli altri.
Nel determinare la fiducia in sé in uno o più ambiti giocano un ruolo significativo non solo le aspettative che noi stessi nutriamo nei nostri confronti, ma anche quelle che le persone vicine a noi ripongono nelle nostre capacità e risorse.
L’autostima prende forma a partire dai primi anni di vita, da quando i genitori accolgono il nuovo arrivato. Caregiver[1] e insegnanti possono contribuire con il loro atteggiamento a rafforzare o, viceversa, a indebolire l’amore per sé stessi. L’autostima tende a radicarsi nel tempo ma non è immodificabile. L’inclinazione verso un’alta o una bassa fiducia in sé stessi si modifica nel corso delle esperienze che segnano il cammino di ogni individuo. Per questo motivo, prendersi cura della propria autostima tende a radicarsi nel tempo ma non è immodificabile. L’inclinazione verso un’alta o una bassa fiducia in sé stessi si modifica nel corso delle esperienze che segnano il cammino di ogni individuo. Per questo motivo prendersi cura della propria autostima è un impegno da coltivare nell’arco dell’intera esistenza.
[1] CAREGIVER: Letteralmente persona che presta cure. Indica tutte le persone che prestano cura o assistenza ad altre persone, come gli educatori o gli stessi parenti e genitori