Mi preme fare una breve premessa in merito al disturbo dell’attenzione prima di procedere con gli approfondimenti sul tema.

Nella nostra società, altamente multimediale, i ragazzi sono abituati ad acquisire informazioni in modo rapido e diretto attraverso la sollecitazione di una miriade di immagini a cui vengono sottoposti giornalmente.

In questo contesto è abbastanza chiaro che, in ambito scolastico, attivare adeguate strategie di ascolto in classe, così come adeguate strategie di concentrazione durante una spiegazione dell’insegnante e/o la comprensione di un testo, sia estremamente faticoso per un alunno. Ciò, però, potrebbe essere scambiato per un disturbo dell’attenzione da diagnosticare.

Per questo motivo è importante che l’insegnante valuti attentamente l’alunno in classe per capire se, realmente, ci si trovi di fronte ad una patologia da certificare o se il suo comportamento sia solo il prodotto della società odierna.

Ciò detto lo scopo del mio articolo è aiutare gli insegnanti a conoscere la patologia, legata al disturbo attentivo, denominata ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder – Disturbo di Deficit d’attenzione e/o iperattività), nell’ottica del “Conoscere per ben operare”, già argomento di un mio corso di formazione rivolto agli insegnanti,  basato sull’assunto che per agire correttamente è fondamentale conoscere ciò che si deve gestire.

L’ADHD può essere ricondotto ad una problematica legata ad un deficit attentivo, quindi ad una disattenzione, per cui l’alunno non riesce ad applicare le corrette modalità di ascolto selettivo e sostenuto, con la conseguente compromissione delle abilità cognitive di problem solving, utili ad una corretta pianificazione delle attività esecutive e per la memoria di lavoro.

Può essere, però, anche ricondotto ad un discorso di comportamento ipercinetico, quindi con presenza di iperattività, con conseguente incapacità di autoregolazione nelle relazioni interpersonali con eccessi di eloquio e difficoltà nel comprendere quando e come comunicare.

E’, comunque, possibile che in un alunno ADHD siano presenti entrambe le sintomatologie.

Il comportamento dell’alunno ADHD in classe può spaziare dall’assumere comportamenti ridicoli in modo che i compagni ridano alle sue azioni e possano passare in secondo piano le sue difficoltà, all’essere ripreso più volte dall’insegnante per svolgere compiti anche semplici, così come la tendenza a fornire risposte casuali in un’interrogazione, a non riuscire a spiegare come ha svolto un compito oppure a procedere per prove ed errori di svolgimento. Tutte queste caratteristiche sono, spessissimo, accompagnate dalla tendenza a dimenticare a casa ciò che serve per la scuola, a dimenticare di svolgere i compiti a casa, a consegnare le verifiche con errori di distrazione e, inoltre, il suo banco è pieno di oggetti di ordine sparso anche non inerenti alla materia che si sta affrontando in quel momento.

Davanti a questo quadro comportamentale agire con punizioni sarebbe assolutamente inutile, nonché controproducente, visto che tali atteggiamenti esulano dalla volontà dell’alunno in quanto frutto di una componente fisiologica.

Di fatto l’insegnante si trova davanti due diverse “problematiche” a cui far fronte: mantenere il più possibile alta la soglia di attenzione e gestire l’iperattività.

Il mio consiglio è di attuare delle semplici regole di base che, peraltro, trovo utilissime a livello generale:

  • eliminare il più possibile fonti di rumore esterne che possano distrarre l’alunno;
  • sollecitare il contatto visivo con l’alunno durante la spiegazione;
  • modificare spesso il tono di voce per evitare l’effetto “ninna-nanna”;
  • accompagnare la spiegazione con esempi pratici per allontanare la noia evitando, inoltre, lavori lunghi e ripetitivi anche se facili;
  • affidare consegne breve e chiare che non portino a disperdere la concentrazione;
  • assicurarsi che l’alunno abbia compreso bene la consegna facendogliela ripetere;
  • assicurarsi che l’alunno abbia scritto correttamente i compiti per casa;
  • strutturare le uscite dalla classe per permettergli di muoversi in modo non occasionale ma finalizzato a qualcosa (es. portare un documento al bidello o fare fotocopie in segreteria).

Ovviamente sono solo degli accorgimenti, in quanto le tecniche di studio vanno create “su misura” per ogni alunno rivolgendosi a pedagogisti competenti in materia di metodo, anche qualora gli insegnanti necessitassero di un supporto.