La Scuola, come istituzione, dovrebbe permettere ai ragazzi di sviluppare le loro potenzialità uniche, ma non lo fa. Ecco perchè, a mio avviso, uguale istruzione non equivale ad uguali opportunità.
Per dirla meglio, il nostro è un sistema di educazione che come fine ha quello di garantire un’istruzione di uguale livello a tutti gli studenti, ma, purtroppo, non sempre ci riesce e, quando ci riesce, lo fa con molta fatica e con molto sforzo.
Anzi, accade di peggio, sembra tarato per “produrre” menti che ragionano tutte allo stesso modo, persone con competenze tutte uguali, lasciando poco spazio ai talenti individuali.
La Scuola funziona un po’ come una fabbrica ormai e, di seguito, spiego cosa intendo.
Una fabbrica segue procedure standard per arrivare ad un determinato prodotto finito e la Scuola sembra farlo in vari modi: con il programma scolastico, con il metodo di insegnamento, con le modalità di verifica e valutazione delle conoscenze, ecc…
E questo di fondo non è sbagliato, ma è sbagliato il modo in cui vengono applicate queste procedure! E’ come se ogni anno scolastico fosse il reparto di una lunga catena di montaggio, il cui prodotto finito dovrà essere un ragazzo con conoscenze X e competenze Y.
Nell’educazione tradizionale, che potremmo definire standardizzata, però, c’è un errore di fondo: non considerare che gli studenti non sono un lotto di bulloni tutti uguali. Di conseguenza la scuola non può funzionare come una catena di montaggio!
Facciamo un passo indietro e chiediamo aiuto ad Howard Gardner ed alle sue teorie sull’intelligenza.
Dunque, ogni persona possiede più tipi di intelligenza: queste lavorano in sinergia fra loro, ma in maniera del tutto unica. Quindi è scientificamente provato che esistono tanti tipi di intelligenza ed ogni persona, consapevolmente o meno, si specializza in alcune di esse.
Gardner ne individua 7: Linguistica, Logico-matematica, Musicale, Visuo-spaziale, Corporeo-cinestetica, Interpersonale, Intrapersonale.
Purtroppo il Sistema Scolastico è strutturato solo su 2 di queste intelligenze: quella linguistica e quella logico-matematica.
In questo modo, la scuola promuove il pensiero lineare, sequenziale, logico. Così facendo, però, taglia fuori il pensiero creativo, intuitivo e l’intelligenza emotiva che sono intrinseche di ogni essere umano, in particolare se con DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento).
Sicuramente il Sistema Scolastico standardizzato ha il merito di permettere a tutti di studiare, ma non di apprendere nello stesso modo.
Tutti abbiamo il diritto di ricevere un’istruzione, ma perché non dovrebbe esserci consentito anche di imparare attraverso dei metodi specifici che tengano conto delle specifiche diversità?
La scolarizzazione è stato un grande traguardo: solo pochi decenni fa, non era scontato garantire l’istruzione a tutti.
Però, bisogna riconoscere le falle del sistema, se desideriamo un’istruzione sempre più inclusiva al passo con i grandi cambiamenti dei nostri tempi.
Stiamo assistendo a un vero e proprio paradosso: istruire tutti con lo stesso metodo, di fatto, porta al fallimento della missione originaria, e cioè garantire a tutti l’apprendimento.
Questo è ancor più evidente, purtroppo, nel caso degli studenti con DSA.
In particolare, in tempo di Covid, con la didattica perlopiù a distanza, la Scuola fa ancora più fatica a lavorare con alunni con DSA, in quanto riesce a malapena ad applicare gli strumenti compensativi e le misure dispensative previsti dalla L.170/2010, mezzi che servono a garantire le pari opportunità di istruzione.
Certo, queste misure evitano che l’alunno con DSA legga in classe, evitano che faccia un compito scritto, ma, di fatto, non offrono soluzioni chiare per rendere lo studente autonomo. Nonostante ciò devono essere seguite ed applicate alla lettera!
Il Sistema Scolastico dovrebbe rivedere i suoi metodi di insegnamento, non solo nell’interesse degli studenti con DSA, ma a beneficio di tutti. Può farlo solo individuando delle metodologie didattiche ed attività specifiche per ogni categoria di studente.
Solo tale atteggiamento si potrà qualificare come “inclusivo”, perché terrà conto dell’individualità di ognuno e, in questo modo, ogni alunno, con DSA o meno, si sentirebbe più accolto e valorizzato nella sua unicità.