Questo articolo è dedicato alla Scuola dell’Infanzia e due dei suoi più grandi esponenti pedagogici: Froebel e Montessori.
I primi pedagogisti comparvero durante gli anni del positivismo (metà ‘800), momento in cui fu data la giusta importanza sia all’insegnamento che all’educazione del bambino. In questo periodo troviamo i primi veri tentativi di creare strutture volte all’insegnamento ed alla cultura più che alla custodia ed alla sorveglianza.
In tale contesto si innalza la figura di Froebel, pedagogista tedesco. Froebel vide l’educazione del bambino come celebrazione ed esaltazione dell’autonomia spirituale dell’essere umano che egli, semplicemente, è. Tale attività spirituale si realizza nel gioco ed è per offrire ai bambini l’opportunità di scoprire sé stessi tramite il gioco che egli ideò, nel 1840, i Kindergarten (Giardino d’infanzia), che hanno modificato l’idea dell’educazione del bambino nella prima infanzia, di cui essi sono antesignani.
Con i Giardini d’Infanzia inizia un nuovo modo di concepire, vedere ed educare la natura infantile. Il bambino, infatti, avverte il bisogno irrefrenabile di esprimere il proprio mondo interiore e, per farlo, non predilige il linguaggio ma il gioco.
Essi erano costituiti da sale interne, il cortile per gli esercizi ginnici e un giardino, fondamentale per mettere il bambino a contatto con la natura.
L’attività quotidiana prevedeva: canti religiosi, ginnastica, giochi, coltivazione del giardino, esercizi di lettura e scrittura, discorsi su geografie e scienze, tessitura, disegno. Per i più piccoli Froebel ideò i doni, oggetti di legno offerti, in tempi diversi, al bambino, per indurlo alla scoperta della realtà e di sè stesso: una palla, una sfera, un cubo, un cilindro. Per ogni dono Froebel indicava l’uso che se ne poteva fare per stimolare tutte le potenzialità del bambino: osservazione, esercizio tattile, separazione e ricostruzione.
In sintesi le intuizioni pedagogiche teoriche d’inizio ‘800 vengono sperimentate da Friedrich Froebel [1] nei primi Kindergarten, i giardini d’infanzia. Il bambino deve essere salvaguardato nella sua spontaneità: dal momento che l’uomo tende a esprimersi attraverso la creatività, il gioco diventa uno strumento educativo fondamentale, mirato a far emergere l’interiorità del bambino. In Froebel, l’educazione in una seconda fase ha una funzione opposta, finalizzata alla interiorizzazione attraverso la curiosità e l’interesse. L’insegnante diventa un mediatore che facilita questi processi.
Nella sua opera principale L’Educazione dell’uomo (1826) Fröbel riprende in parte le riflessioni di Pestalozzi sui concetti educativi di spontaneità e intuizione ripresi, successivamente, anche da Maria Montessori.
Importante esempio di come sia cresciuta l’attenzione verso i bambini sia ha nel 1907, quando a Roma, nel quartiere di S. Lorenzo, viene aperta la “Casa del Bambino”. Questa struttura fu istituita da Maria Montessori ed il metodo adottato fu basato sul concetto di libertà.
L’idea centrale della pedagogia della Montessori è quella di riconoscere al bambino energie creative e disposizioni morali che l’adulto ha ormai compresso dentro di sé, rendendole inattive; di qui la tendenza dell’adulto a reprimere il bambino e a costringerlo fin dalla tenera età a ritmi di vita innaturali. Caratteristica della scuola montessoriana è un ambiente fatto su misura del bambino, anche nei particolari dell’arredamento, e l’impiego di adeguati materiali di sviluppo.
Nella convinzione che sia più importante educare prima i sensi e poi l’intelletto del bambino, Maria Montessori sviluppò del materiale con cui i bambini potevano imparare a scrivere e a leggere solo con l’aiuto dei sensi. Il bambino deve avere la libertà di scegliere che cosa vuole fare. Condizione necessaria è un ambiente preparato per lui, giochi sufficienti ed adulti che lo aiutino a comprenderne finalità e funzionamento. La struttura appare così meno autoritaria, e più aperta al dialogo e all’apprendimento, per i nuovi metodi adottati ma anche per l’introduzione di arredi più adatti ai bambini.
L’idea centrale della pedagogia della Montessori è quella di riconoscere al bambino energie creative e disposizioni morali che l’adulto ha ormai compresso dentro di sé, rendendole inattive; di qui la tendenza dell’adulto a reprimere il bambino e a costringerlo fin dalla tenera età a ritmi di vita innaturali. Caratteristica della scuola montessoriana è un ambiente fatto su misura del bambino, anche nei particolari dell’arredamento, e l’impiego di adeguati materiali di sviluppo.
Il metodo pedagogico di Maria Montessori, in sintesi, si sviluppa attorno al principio della libertà del bambino, il solo elemento che permette di sviluppare la creatività già presente nella sua natura. Da questo processo emerge la disciplina, cui il bambino arriva in maniera naturale senza compiere alcuno sforzo cognitivo, il bambino cresce assorbendo le caratteristiche dell’ambiente circostante, in maniera spontanea e autonoma.
“Il principio fondamentale deve essere la libertà dell’allievo, poiché solo la libertà consente uno sviluppo di manifestazioni spontanee, già presenti nella natura del bambino. Il bambino deve capire la differenza fra bene e male e compito dell’insegnante è che il bambino non confonda essere buono con l’immobilità e il male con l’attività. L’intento deve essere quello di creare una disciplina per l’attività, il lavoro, il bene, non per l’immobilità, la passività, l’obbedienza. La disciplina deve emergere a partire dalla libertà; noi non consideriamo disciplinato un individuo reso silenzioso come un muto ed immobile come un paralitico: se è così egli è un individuo annichilito, non disciplinato. Noi crediamo che un individuo disciplinato è padrone di se stesso e capace di regolarsi da solo quando sarà necessario seguire delle regole di vita. Non possiamo conoscere le conseguenze che avrà l’aver soffocato l’azione al momento in cui il bambino sta appena cominciando ad essere attivo: forse gli soffochiamo la vita stessa. L’umanità si mostra in tutto il suo splendore durante l’età infantile come il sole si mostra all’alba ed il fiore nel momento in cui dispiega i suoi petali: e noi dobbiamo rispettare religiosamente, con riverenza, queste prime indicazioni di personalità” [2].
La scuola diventa così una casa dei bambini, in cui l’insegnante assiste i bambini nella loro attività di conoscenza sulla base dell’attività libera e creativa.
[1] Tratto da: BUCCI SANTE, Educazione dell’Infanzia e pedagogia scientifica. Da Froebel a Montessori, BULZONI, Roma, 1990
[2] Dal Il Metodo Montessori (1912)