In questo terzo articolo dedicato al sistema mnemonico, appartenente al filone “Le strade dell’apprendimento”, parlerò della memoria di lavoro partendo, come per gli altri articoli sul tema, da una mia esperienza pedagogica ed utilizzerò un nome di fantasia per tutelare la privacy.

Durante il periodo in cui tenevo il mio sportello pedagogico presso una scuola primaria, delle insegnanti sottoposero alla mia attenzione il “caso” di Fiorella, una bambina di 9 anni. D’accordo con i genitori iniziai un periodo di osservazione in classe ed emerse che era rimasta piuttosto indietro nello studio della matematica e sia nella lettura che nella scrittura. Le insegnanti erano convinte che ciò fosse dovuto al fatto che fosse molto distratta e, spesso, anche sbadata e che, quindi, nel momento della spiegazione in classe lei iniziava a pensare ad altro.

Come da mio modus operandi stilai una tabella con i suoi punti di forza ed i suoi punti deboli per vedere come potenziare i primi e limitare i secondi.

I suoi punti di forza: una spiccata fantasia le permetteva di inventare storie fantastiche anche articolate, ricordava perfettamente particolari delle conversazioni fatte con le sue amichette e, soprattutto, aveva una memoria a lungo termine degna di nota. Era capace, infatti, di attingere alla memoria velocemente ed in modo preciso, le sue risposte avevano una struttura chiara e complessa ed i termini utilizzati erano impressionanti per la sua età. Inoltre era una bambina simpaticissima e molto popolare nel gruppo classe per il suo alto livello di socialità.

I suoi punti deboli: compiti scritti disorganizzati tanto che era complicato seguirne il filo e questo valeva sia nei temi, in cui se era presa a capire come scrivere una parola dimenticava di mettere la corretta punteggiatura oppure nei problemi, nonostante conoscesse bene le regole e sapesse applicarle, tendeva a confondersi. In entrambe i casi si perdeva durante lo svolgimento dei compiti. Relativamente alla lettura essa metteva a dura prova la memoria di lavoro perché quando doveva decifrare una parola lunga si dimenticava delle precedenti: la difficoltà consisteva nel non riuscire a fondere tutti i fonemi per associarli con i simboli grafici).

La memoria di lavoro è quella che tutti noi applichiamo nel nostro quotidiano quando, ad esempio, stabiliamo di recarci in camera per prendere il cellulare ma, se quando ci arriviamo non ricordiamo più il motivo per cui ci siamo recati in quel posto, significa che qualcosa non ha funzionato nel processo di applicazione della memoria di lavoro.

Possiamo dire che la memoria di lavoro è il posto in cui le nostre intenzioni relative ad una o più azioni vengono conservati per il tempo sufficiente a portarla a termine e può essere considerata un ponte tra la memoria a breve termine e quella a lungo termine (es. ci viene fatta una domanda e noi dobbiamo ricordare la risposta).

Il giovamento che Fiorella trovò fu nello stilare, prima di iniziare a scrivere un tema, una scaletta di idee chiave e, successivamente, ad occuparsi dell’ortografia e della punteggiatura. La stessa metodologia fu applicata nei problemi nei quali prima si stabiliva il ragionamento da seguire e, successivamente, si pensava ai calcoli, anch’essi strutturati nei loro passaggi.