Scuola e famiglia sono le due istituzioni educative fondamentali, ognuna per il proprio ambito di competenza e, in quanto tali, è necessario che collaborino per un corretto processo educativo: questo sforzo congiunto può risultare di difficile attuazione, tuttavia è indispensabile.

Il primo passo è quello di avere ben chiara, reciprocamente, la distinzione tra la figura genitoriale e quella dell’insegnante, nonché quella relativa ai diversi compiti educativi.

Mi aspetto, quindi, che sia insegnanti che genitori agiscano correttamente, a livello educativo, ognuno per il proprio ambito, senza delegare agli uni o agli altri compiti educativi di loro spettanza.

Il secondo passo per una buona collaborazione è quello di imparare a comunicare in modo efficace sia tra genitori ed insegnanti, sia tra genitori e figli, sia tra insegnanti ed alunni. Il linguaggio deve essere, a seconda della circostanza, univoco, sia a livello di terminologie che di comportamenti da attuare.

La collaborazione diviene assolutamente necessaria quando uno studente si trova in difficoltà in una o più aree curriculari: in questo caso è cruciale che famiglia e scuola utilizzino strategie compatibili per aiutarlo.

Ho seguito, per una decina di anni, una bambina che tendeva a ridacchiare sempre davanti ad ogni situazione: a scuola gli insegnanti la liquidavano come una bambina che non si impegnava mai”, la madre era convinta che avesse problemi di apprendimento mentre il padre era convinto che fosse solo superficiale e poco intelligente.

Dopo aver appurato che, si, la bambina aveva dei problemi di apprendimento il mio lavoro è stato, principalmente, quello di far capire a tutte le figure educative che giravano intorno alla figura di questa bambina che l’insieme eterogeneo di segnali che riceveva erano ben più dannosi delle sue problematiche.

Nei nostri appuntamenti pedagogici lei mi raccontava che nessuno aveva saputo spiegarle il motivo per cui non riusciva a svolgere bene i compiti: i genitori discutevano tra loro perché avevano diversi punti di vista sulla situazione e gli insegnanti liquidavano il tutto dicendo che doveva impegnarsi di più e distrarsi di meno. Ciò non faceva che aumentare la sua ansia e minare la sua autostima.

Grande fu il lavoro per creare il corretto canale comunicativo tra i genitori e la scuola e di entrambi verso di lei in modo che tutte le energie non si disperdessero in personali punti di vista ma che convogliassero verso un aiuto concreto a questa bambina attraverso una proficua collaborazione.

Quando la famiglia e la scuola collaborano i risultati non si fanno attendere.

I genitori possono parlare del proprio figlio illustrando punti deboli, punti di forza, personalità, carattere, in modo che gli insegnanti possano lavorare sui punti deboli e potenziare quelli di forza.

Gli insegnanti possono suggerire ai genitori come aiutare i figli in modo valido a casa, non certamente facendo loro i compiti ma aiutandoli ad organizzare al meglio gli spazi all’interno della casa, a sbloccare momenti di impasse durante i momenti di studio, offrire consigli e supporto se qualche contenuto non è chiaro ed impedisce la corretta esecuzione di un compito.

In questo momento in cui le famiglie sono costrette a casa da questa emergenza sarebbe utile finalizzare questo tempo per aiutare i propri figli a rinforzare delle abilità e a fissare delle procedure (ortografia, calcoli a mente, lettura, scrittura, tabelline) anche in modo ludico.

Trovo sacrosanto che madri e padri riscoprino e rivestano il ruolo di educatori, lasciando da parte la diffusa concezione moderna di essere per i figli solo dei compagni di svago. Occupare il tempo con attività che possano sviluppare degli automatismi, sviluppare le capacità lavorative attraverso l’esercizio della costanza, può aiutare a studiare meglio e ad organizzare lo studio in modo efficace. Il tempo a disposizione può essere sfruttato per insegnare ai propri figli che, per determinati compiti che richiedono un preciso impegno mentale, non può esserci fretta.

Non si può allenare il corpo ma si può allenare il cervello.