L’obiettivo principale di noi formatori è quello di occuparci dell’istruzione di altri adulti, il più delle volte, di dirigenti (scolastici o aziendali), responsabili, manager, insegnanti specializzati, professori, con tutte le difficoltà che ne conseguono: la platea di discenti è, infatti, composta da interlocutori attivi, competenti nel loro ambito professionale, per nulla intimoriti da qualsivoglia criterio valutativo.

In questo contesto formativo è possibile trovarsi davanti a diverse tipologie di discenti, sulla base di specifiche caratteristiche psicologiche e caratteriali.

Proverò, in questo articolo, a descriverne alcuni “volti della formazione” che ho incontrato nel mio cammino professionale, con la finalità di condividere delle soluzioni pratiche da attuare nella gestione del momento formativo:

  • partecipante disinteressato: parla continuamente durante la sessione formativa e non nasconde un’aria annoiata specialmente nel momento in cui incrocia lo sguardo con il formatore;
  • partecipante super-impegnato: arriva a lavori già iniziati, affannato e tende a guardare continuamente il cellulare ed esce spesso dall’aula con la scusa di una chiamata di lavoro troppo importante per non rispondere;
  • partecipante ostracista per partito preso e/o negativo: si relaziona con il formatore con arroganza e solo per mettere in discussione qualsiasi affermazione o qualsiasi attività proposta dallo stesso; non spende le sue energie per trarre benefici, in termini di competenze ed abilità, dalla formazione erogata ma nella ricerca di ciò che non va in tale contesto;
  • partecipante insicuro: nello svolgimento di attività pratiche tende a rimanere in una posizione defilata e, comunque, se interpellato, esprime chiaramente la sua tendenza al fallimento;
  • partecipante inflessibile: tende a percepire in modo semplice solo posizioni che collimino con la propria;
  • partecipante autoritario: non perde occasione per rimarcare la sua posizione ed il suo ruolo professionale appena gli è possibile ma anche se il contesto non lo richiede espressamente;
  • partecipante nostalgico: totalmente restìo ad attuare ogni cambiamento perché legato al passato.

Il primo consiglio è quello di approcciare ogni discente con un atteggiamento diplomatico, gentile ma fermo in modo che traspiri la sicurezza che si ha nei confronti del proprio ruolo di formatore, seppur nel rispetto dello stato d’animo di ogni partecipante. E’ necessario cercare di prevedere e, in caso, smorzare atteggiamenti conflittuali che, spesso, è facile che emergano durante le sessioni formative, senza alzare i toni ma proponendo attività alternative oppure attraverso un atteggiamento empatico ma risolutivo.

Nella mia attività di formatrice ho sempre preso spunto dai grandi oratori classici, come Cicerone o Aristotele, utilizzando quel grande strumento che è il dialogo e le tecniche comunicative ad esso legate, anche più moderne.

Da un punto di vista pedagogico mi sono ispirata al concetto di “learning by doing”, cioè “imparare facendo”, proponendo una forma di apprendimento come processo di scoperta del discente il più autonoma possibile ed il meno teorica possibile: strategie formative basate sull’azione più che sulla teoria anche per tenere alta la soglia di interesse..

In ogni caso ciò in cui il formatore, a mio avviso, non deve mai correre il rischio di cadere è nello stereotipo del “guru” della formazione, sullo standard americano, con il microfono in mano e con una folla adorante, ora atteggiamento presente anche nella nostra realtà geografica.