Il mio articolo mira a restituire dignità storico/culturale, nonché validità educativa, alla fiaba. 

Il periodo dell’infanzia si trascorre perlopiù in famiglia, luogo educativo principale in cui si attuano i percorsi di crescita e formazione verso l’età adulta, così come nella scuola, altro fondamentale luogo educativo. 

I due luoghi educativi si completano vicendevolmente: in famiglia il bambino attua le sue prime scoperte, impara a parlare, camminare e a conquistare, man mano, il suo posto nel mondo; a scuola inizieranno i primi approcci con i coetanei, i primi giochi con le loro regole, i primi momenti di socializzazione che amplieranno la sua conquista verso il mondo che lo circonda. 

Il ruolo dell’adulto in questo percorso del bambino è più coinvolgente rispetto al passato in quanto la famiglia è più attenta al proprio ruolo educativo visto che sono pressoché scomparsi gli spazi liberi come la strada, in cui correre, saltare ed andare in bicicletta, così come il “vecchio” concetto di comitiva come momento sociale in cui organizzare le attività insieme. 

In tale contesto la fiaba ha subìto, nel tempo, momenti altalenanti di rifiuto e rivalutazione, attraverso studi pedagogici e sociologici specifici sul tema, nel tentativo di ritrovare schemi del passato per carpire pregi e difetti di questo “antico” metodo narrativo. 

Per noi adulti, spesso, l’ascolto di una narrazione è legato a ricordo di un caminetto, di un momento particolare della giornata in cui i grandi ci raccontavano delle storie fantastiche in cui venivamo trascinati in un mondo fatato da cui poi, altrettanto facilmente, ci distaccavamo per continuare con le nostre realtà ludiche. 

Allora, come adesso, coloro che narravano una storia lo facevano per il piacere di farlo, per coinvolgere gli ascoltatori in un turbinio di emozioni in cui le immagini davano forma alla voce ma, nello stesso tempo, c’era anche chi le raccontava per incutere paura e timore verso comportamenti sbagliati con il solo scopo di limitare i comportamenti sbagliati dando al racconto una valenza educativa fortemente negativa. 

E’ proprio questo aspetto che ha creato, nella fiaba, questi momenti di alti e bassi: l’utilizzo improprio delle fiabe non più come momento liberatorio del bambino ma come “minaccia” di qualsivoglia punizione. 

Ai genitori consiglio di recuperare il gusto di raccontare una fiaba ai propri figli, di ricreare quei momenti di aggregazione familiare in cui fantasticare insieme, è sufficiente modulare la voce in modo giocoso e di rendere leggeri anche i momenti più forti della storia: insieme si supera tutto.