Sul fondale sabbioso di un mare limpido in una terra lontana viveva una tracina di nome Drakena. 

Il nome non prometteva niente di buono e, in effetti, era temutissima dagli altri abitanti del mare per il suo aspetto simile ad un drago e per via degli aculei velenosi che le spuntavano dalla schiena e che utilizzava per ferire tutti. 

Mimetizzandosi sotto la sabbia, vicino alla riva di qualche spiaggia, poteva liberamente sorprendere i pesciolini intorno e mangiarli, ma il suo più gradito passatempo era aspettare che quelli che lei considerava strani animali, cioè gli uomini, la pestassero involontariamente per sparare i suoi aculei velenosi, perlopiù sui piedi o sulle mani se giocavano nella sabbia. 

Vederli soffrire così tanto per il dolore causato dal suo veleno le faceva credere che per loro non ci fosse più niente da fare e questo faceva aumentare in lei la convinzione di essere il pesce più temibile ed imbattibile di tutti i mari. 

La sicurezza di poter credere di continuare a fare del male a tutti senza mai essere punita per la sua cattiveria presto le si sarebbe ritorta contro. 

Una mattina, infatti, mentre era intenta a cercare una preda, il mare iniziò ad incresparsi. A causa di quel movimento iniziò a perdere terreno e ad essere sballottolata qua e là senza avere più orientamento fino a che non si scontrò con qualcosa che non capiva cosa fosse. 

Immediatamente lanciò i suoi aculei velenosi verso colui che Drakena pensava fosse il solito malcapitato ma, stavolta, si trattava di un ragazzo che si procurava da mangiare pescando con una fiocina. 

Il ragazzo, per via del mare mosso, non si accorse di lei, e fu colpito alla sprovvista. Nonostante il forte dolore, però, il ragazzo, d’istinto, puntò la fiocina sulla sabbia per non cadere nell’acqua, esattamente sopra Drakena, che si era fermata vicino per godersi lo spettacolo. 

Anche Drakena provò cosa fosse il dolore, che fu atroce, e capì di essere spacciata. Si rese conto, allora, di quanto fosse sempre stata cattiva senza motivo e solo per divertirsi ma, soprattutto, capì che il male fatto agli altri, per fortuna, raramente, in un modo o in un altro, resta impunito.